Comunicato – prevenzione contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica

L’UNCM, preso atto della ratifica all’unanimità e in via definitiva della suddetta Convenzione

esprime viva soddisfazione

in particolare in merito agli aspetti riguardanti ogni forma di violenza sui minori e la necessità di considerare come grave forma di violenza la cd. violenza assistita, aspetto che assume nei commenti dei media nazionali poca attenzione e che, viceversa, ha grande importanza : nel Preambolo della Convenzione si riconosce come essenziale il principio che “i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia”;

condivide e apprezza

– la puntuale definizione del concetto di violenza domestica (art. 3, lett. b),

– l’opportuna precisazione che <<con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni>> (art. 3, lett. f),

– l’indicazione degli obblighi degli Stati in tema di <<protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza>> (art. 26),

– la previsione dell’art. 31, nella parte in cui stabilisce che gli Stati adottino misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli, siano presi in considerazione gli episodi di violenza che rientrano nel campo di applicazione della Convenzione,

la previsione dell’art. 46, lett. d, nella parte in cui prevede, come aggravante specifica, l’aver commesso il fatto su un minore o in presenza di un minore,

la previsione del principio che “un bambino vittima o testimone di violenza contro le donne e di violenza domestica deve, se necessario, usufruire di misure di protezione specifiche che prendano in considerazione il suo interesse superiore” (art. 56 co.2),

osserva con rammarico

che l’approvazione “secca” della Convenzione non prevede voce di spesa per la sua “traduzione” in legge;

auspica

pertanto che i Ministeri preposti rappresentati dalle Ministre Cancellieri-Bonino-Lorenzin-Idem e che il Parlamento tutto nel pieno delle sue funzioni, possano quanto prima rendere eseguibili le previsioni convenzionali, anche attraverso le norme applicative;

auspica altresì

che intervengano a livello internazionale, le necessarie e ulteriori ratifiche operate da almeno cinque altri Stati, per raggiungere il numero di dieci ( di cui almeno otto membri del Consiglio d’Europa) necessari all’entrata in vigore;

auspica infine

che le misure sociali e di prevenzione raggiungano gli obiettivi prefissati, ciò che la mera giustizia penale da sola non può raggiungere. Si rammenta che il Consiglio d’Europa raccomanda la creazione di un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti e 5.700 posti letto in case rifugio. Un impegno economico e organizzativo più che decuplicato rispetto ai nostri 500 posti in case rifugio per le donne e i loro figli minori;

ricorda all’uopo

la preziosa esperienza del Regno Unito che in sette anni ha drasticamente ridotto la violenza domestica del 64 per cento (il numero delle vittime è passato da 49 a 5), centrando tutto sul coordinamento di tutte le forze in campo. Così come spiega Patricia Scotland (deputata UK e impegnata nella lotta alla violenza domestica da 35 anni) “Il primo passo è un monitoraggio delle forze in campo e di quello che manca. Il piano strategico è una sorta di staffetta, ognuno corre i suoi cento metri, e alla fine ne abbiamo fatti diecimila invece di mille e nessuno si è stancato!”.

A tal fine

l’U.N.C.M è disponibile a “correre i suoi cento metri” e si dichiara disponibile a collaborare con le istituzioni per rendere effettivi principi così importanti, nell’obiettivo di tutela dei soggetti deboli.

Milano , 24 giugno 2013